The winning entry has been announced in this pair.There were 6 entries submitted in this pair during the submission phase. The winning entry was determined based on finals round voting by peers.Competition in this pair is now closed. |
Il sole era al suo apice. Il disco ramato dalla polvere pendeva al centro del biancastro, immondo cielo; l’ombra bastarda si contorceva e sbolgiava sotto le suole, talvolta grigia e sfocata, tal’altra, all'improvviso, come se si animasse, mettendo a fuoco la nitidezza dei contorni, riempiendosi di oscurità e diventando così particolarmente brutta. Non c'era la minima traccia di nessuna strada, vi era soltanto una gobba, grigio-gialla, secca argilla, screpolata, assassinata, dura come la pietra, e così nuda, che non era assolutamente chiaro, da dove venisse una tale massa di polvere. Il vento, grazie al cielo, soffiava da dietro. Da qualche parte lontano esso risucchiava innumerevoli tonnellate di turpe, incandescente polvere e con ottusa persistenza la trascinava lungo il costone bruciato dal sole, schiacciato tra l'abisso e il muro giallo, gettandola una volta in una turbinosa protuberanza verso il cielo, un’altra torcendola stretta in flessibili, quasi civettuoli, colli di cigni del tornado, oppure semplicemente rotolandola come vorticoso vallo, e poi, accanendosi improvvisamente, scagliava la farina spinata nelle schiene, nei capelli, sferzava, imbestialendosi, sulla nuca bagnata di sudore, frustava sulle mani, sulle orecchie, riempiendo le tasche, imbottendo la collottola ... Qui non c’era niente, da tempo non c'era nulla. E forse mai c’è stato. Sole, argilla, vento. Solo occasionalmente svolazzava lo spinoso scheletro di un cespuglio, rivoltandosi e rimbalzando come un pagliaccio, strappato con le radici chissà dove indietro. Nemmeno una goccia d’acqua, nessun segno di vita. Solo polvere, polvere, polvere... Di tanto in tanto l’argilla sotto i piedi scompariva da qualche parte e cominciava un solido tritume di roccia. Qui tutto era arroventato come all'inferno. O a destra, o a sinistra cominciavano ad affacciarsi dalle nubi di polvere vorticanti giganteschi frammenti di roccia, grigi, come fossero infarinati. Vento e calore davano loro i contorni più bizzarri e inaspettati ed era inquietante vedere come apparivano e scomparivano di nuovo, come fantasmi, quasi giocassero al loro pietroso nascondino. Intanto la ghiaia sotto i piedi diventava più grande e improvvisamente lo sparso svaniva e di nuovo l’argilla suonava sotto i piedi. | Entry #22172 — Discuss 0 — Variant: Standard-Italy Winner
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Il sole era allo zenit. Il disco, cupreo dalla polvere, stava al centro di un cielo biancastro e sporco. Giusto sotto i piedi si contorceva e si gonfiava un'ombra bastarda, prima grigia e sfumata, poi all'improvviso come a prender vita, assumeva lineamenti ben definiti, riempiendosi dell'oscurità e diventando in quei momenti più brutta che mai. Non c'era nessuna traccia di un sentiero qui, solo un rilievo scabroso di fango giallognolo e secco, screpolato, battuto, duro come un sasso e talmente consumato da non capire da dove arrivasse una tal massa di polvere. Il vento, grazie a Dio, soffiava alle spalle. Da qualche parte, lontano, il vento inghiottiva le innumerevoli tonnellate di pulviscolo rovente e ripugnante e, con ostinata tenacia lo trascinava lungo una sporgenza arsa dal sole, schiacciata tra il precipizio e il muro giallo. A volte il vento sputava fuori il pulviscolo fino al cielo, come un vortice, a volte lo torceva strettamente a guisa di flessuosi, quasi civettuoli, colli dei cigni o, a volte il vento semplicemente rotolava come una grossa onda turbinante, e poi, all'improvviso, come impazzito, gettava una polvere sottile e pungente contro la schiena e i capelli, frustava, inferocito, la nuca bagnata dal sudore, sferziava mani e orecchie, riempiva le tasche e si infilava dentro il collare. Non c'era niente qui, da tanto tempo ormai non c'era più nulla. O, forse, non c'era stato mai nulla. Sole, fango, vento. Solo ogni tanto lo scheletro pungente di qualche cespuglio sradicato correva a grande velocità, girando e saltando, come un buffone facente le smorfie, ma Dio solo sa quanto indietro correva. Nemmeno una goccia d'acqua, nessun segno di vita. Soltanto polvere, polvere, polvere, polvere... Di tanto in tanto il fango sotto i piedi spariva chissà dove e iniziava il pietrisco, ovunque. Qui tutto era incandescente, come all'inferno. Prima a destra, poi a sinistra attraverso i nugoli di polvere si intravedevano le rocce giganti spezzate che erano di un colore "brizzolato" come fossero leggermente ricoperte da un velo di farina. Il vento e il caldo creavano profili strani e inaspettati, si aveva quasi paura perché gli scogli apparivano, e poi scomparivano di nuovo come dei fantasmi, sembrava che giocassero a nascondino tra loro. Intanto il pietrisco sotto i piedi diventava sempre più grosso e improvvisamente finiva e il fango di nuovo scricchiolava sotto i piedi. | Entry #22210 — Discuss 0 — Variant: Standard-Italy
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Il sole fu nello zenit. Il disco ramato dalla polvere fu appeso al centro del cielo biancastro e impuro, l’ombra bastarda si contorceva e si rizzava proprio sotto ai piedi, ora grigia e sfocata, ora, all’improvviso, come se fosse risuscitata acquisiva incisività delle linee, riempita di nero e allora particolarmente raccapricciante. Qui non ve n’era nessuna traccia della strada – c’era invece fango gobbo, grigio-giallo, essiccato, screpolato, distrutto, duro come pietra e nudo fino a tal punto, che non si potesse capire, assolutamente, da dove venisse tutto questo mucchio di polvere. Il vento, per fortuna, tirava nella schiena. Da qualche parte dietro in lontananza esso aspirava le innumerevoli tonnellate di schifosa, arroventata polvere e con persistenza ottusa la trascinava lungo lo sporto arso dal sole, stretto tra un abisso e un muro giallo, ora la gettava in protuberanza turbinante proprio fino al cielo, ora la arrotolava strettamente nei flessibili, quasi civettuoli, colli dei cigni delle trombe d’aria, ora semplicemente la faceva arrotolare come un’onda turbinante, e poi, di colpo andando in bestia, gettava farina pungente nella schiena, nei capelli, frustava, inferocito, la nuca bagnata dal sudore, sferzava le mani, le orecchie, riempiva le tasche, si versava dietro il collo… Qui non c’era nulla, da tempo non c’era nulla. Ma forse mai c’era stato. Sole, fango, vento. Solo qualche volta volava, come un saltimbanco che si arrotola, uno scheletro spinoso del cespuglio, strappato con la radice solo Dio sa dove alle spalle. Neanche un goccio d’acqua, nessun segno di vita. E solo polvere, polvere, polvere… Ogni tanto il fango sotto ai piedi scompariva, e cominciava incessante tritume di pietra. Qui tutto era rovente, come all’inferno. Ora a destra, ora a sinistra cominciavano ad apparire dalle nuvole della polvere che correva gli spezzoni giganteschi delle rocce – canuti, come se fossero coperti di farina. Vento e calore conferivano ad essi le sagome strane e inaspettate, e faceva paura, che essi in tal modo - ora apparissero , ora nuovamente scomparissero, come i fantasmi, come se giocassero a loro nascondino di roccia . Ma la ghiaia sotto ai piedi diventava sempre più grande, e di colpo giacimento finiva, e di nuovo sotto ai piedi risuonava il fango. | Entry #22139 — Discuss 0 — Variant: Not specified
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Il sole era allo zenit. Il disco, ramato dalla polvere, pendeva nel centro del cielo sporco, biancastro, l'ombra bastarda si storceva e si rizzava sotto le suole, grigia e sfocata, oppure di colpo quasi animata, prendendo la nettezza dei contorni, riempiendosi di nero e allora particolarmente brutta. Qui non c'era nessuna strada nemmeno a nominarla, c'era la creta bernoccoluta di colore grigio-giallo, molto secca, tutta screpolata, morta, dura come un sasso ed era così nuda che non si capiva per niente da dove usciva tutta questa massa di polvere. Il vento, grazie a Dio, soffiava sulla schiena. Da qualche parte lontano egli succhiava le infinite tonnellate di polvere schifosa e rovente, e con un'ottusa testardaggine la trascinava lungo la sporgenza bruciata dal sole, stretta tra l'abisso e il muro Giallo, buttandola fuori con una protuberanza girevole fino al cielo stesso, oppure strizzando forte i colli da cigno delle trombe d'aria che sembravano quasi civette, oppure rotolava semplicemente la valanga turbinante e poi, d'improvviso accanendosi, gettava la farina pungente sulla schiena, sopra i capelli, e picchiava, imbestialito, la tempia bagnata di sudore, frustava le mani, le orecchie, riempiva le tasche, la versava dietro il collo… Da nessuna parte non c'era più niente da tanto tempo. Forse, non c'era mai stato. Sole, creta, vento. Solo qualche volta passava lo scheletro di un cespuglio, saltando e girandosi come un giullare smorfioso, tirato fuori con la radice dietro, chissà da dove. Nessuna goccia d'acqua, nessun segno di vita. Soltanto polvere, polvere, polvere… Di tanto in tanto la creta sotto i piedi spariva da qualche parte e iniziava tutto un misto di sassi. Qui tutto era rovente come all'inferno. Da sinistra o da destra iniziavano a comparire dalle valanghe di polveri vaganti i frantumi giganteschi delle rocce grigie, come se fossero coperte di farina. Il vento e l'afa creavano le sagome più strane e inaspettate, faceva paura vederle comparire e scomparire di colpo, come fantasmi, i sassi sembravano giocare a nascondino. La ghiaia sotto i piedi, invece, diventava sempre più grossa, poi di colpo la ghiaia piccola finiva e di nuovo sotto i piedi suonava la creta. | Entry #22117 — Discuss 0 — Variant: Standard-Italy
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Il sole era alto nel cielo. Un disco di polvere di rame appeso al centro di un cielo biancastro e macchiato, un'ombra maledetta si contorceva e si incolleriva sotto le suole delle scarpe, pigra e indistinta, come se improvvisamente prendesse vita e acquisisse la nitidezza delle forme che le appartenevano, come se da essa fuoriuscisse pura oscurità e non avesse per questo confini precisi. Nessuna c'era strada qui, nemmeno una che gli occhi fossero in grado di vedere - soltanto un terreno accidentato coperto di arida terra argillosa color grigiastro, piena di crepe, calpestata e solida come una roccia; fino al quel momento nuda tanto che non era per nulla facile capire da quale posto una tale massa di polvere potesse essere stata portata fin là. Grazie a Dio il vento soffiava nella direzione opposta. Da qualche parte lontano da lui avanzava nella sua direzione un'indicibile e minacciosa montagna di neve fresca incandescente, che con ottusa insistenza si trascinava lungo la cresta scaldata dal sole, schiacciata tra l'abisso e la Parete gialla, piroettando nella protuberanza solare fino a raggiungere il cielo, contorcendosi saldamente in una flessibile, quasi sensuale, tempesta di colli di cigni, semplicemente ruotando in una fossa turbinosa. Successivamente e all'improvviso gettava con rabbia spinosi tormenti sulla schiena, tra i capelli, frustava, diventava bestiale, col bagnato dalla nuca, frustava mani e orecchie, riempiendo le tasche e annacquando il collarino... Non è accaduto nulla qui fin da quando non è mai successo nulla. Anche se potrebbe, mai succederà. Sole, argilla, vento. Solo ogni tanto si muove, si attorciglia e saltella con una maschera sfacciata, uno spinoso scheletro di cespuglio, strappato alla terra con tanto di radici Dio solo sa dove dietro. Nesuna goccia d'acqua, nessun segno di vita. Solo polvere, polvere, polvere, polvere... Di tanto in tanto l'argilla sparisce da sotto i piedi, e si trasforma in ammasso di solida roccia. Qui tutto ha la temperatura dell'inferno. Prima a destra, poi a sinistra dalle nuvole che sputavano polvere iniziavano a fuoriuscire enormi frammenti di roccia, grigi come di dolore. Il vento e il calore avevano dato loro le forme più strane ed era uno spettacolo terribile vederli apparire e scomparire così come fossero fantasmi che giocano a nascondino con le rocce. Ma la ghiaia sottostante aumentava di dimensione, e improvvisamente il giacimento si fermò, e nuovamente sotto i piedi tornava a tintinnare l'argilla. | Entry #22235 — Discuss 0 — Variant: Not specified
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Il sole splendeva nel cielo al suo zenit. Un disco di rame polveroso, appeso nel centro di un cielo biancastro, sporco, che disegnava un’ ombra infida che si torceva e si rizzava, proprio sotto i nostri piedi, e s’ ingrigiva per poi impallidire, per d’ improvviso tornare alla vita, ritrovando la nitidezza delle proprie forme, annerendosi e imbruttendosi. Nessuna strada qui e nessuna in vista – c’ era solo argilla grigia, giallastra, secca, nodosa, crepata, distrutta, dura come pietra, e da questa nudità, anche se non pareva possibile, da lì una tale massa di polvere veniva portata fin qui. Il vento, grazie a Dio, soffiava sulla schiena. Da qualche parte indietro, lontano, risucchiava quantità inimmaginabili di neve appena caduta, splendente e meschina, e con ottusa testardaggine la trascinava lungo la cresta bruciata dal sole incastrata tra il precipizio e la parete gialla, per poi gettarla in forsennati mulinelli verso al cielo, torcendola e intrecciandola in un una stretta, civettuola danza dei cigni, e poi la arrotolava, in vorticose colonne, e poi, improvvisamente scagliava quella polvere pungente e gelata sulla schiena, tra i capelli, la sferzava, furiosa, bagnando la nuca sudata, frustava le mani, le orecchie, riempiva le tasche, inondava il bavero ... Non c’ era nulla qui, non doveva esserci mai stato nulla da lungo tempo. E, forse, mai potrebbe esserci. Sole, argilla, vento. Qualche volta lo scheletro spinoso di un cespuglio, strappato dalle sue radici Dio sa dove, si trascinava, torcendosi a balzi, come un buffone ghignante. Non una goccia d’ acqua, non una traccia di vita. Soltanto polvere, polvere, polvere… A volte, l’ argilla scompariva sotto i nostri piedi, e ci ritrovavamo su un compatto basalto. Tutto qui era rovente come all’ inferno. A destra, a sinistra, tra rapide nubi di polvere, cominciavano a intravedersi giganteschi spuntoni di roccia, ricoperti di povere biancastra, quasi fossero infarinati. Il vento ed il calore rovente li avevano plasmati nelle forme più strane e grottesche, ed era pauroso il modo in cui apparivano e scomparivano come fantasmi, come se giocassero a nascondino con le loro stesse forme di pietra. I ciottoli sotto i piedi divennero più aguzzi, e poi improvvisamente la ghiaia finì, e sotto i nostri piedi ricomparve l’ argilla. | Entry #22132 — Discuss 0 — Variant: Not specified
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