Il CV per traduttori freelance: un malinteso?
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Daniele Martoglio
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Feb 9, 2021

"I’ll be back" - diceva Schwarzenegger nella serie "Terminator" e anche io sono tornato qui sul forum, dopo tantissimo tempo, con una domanda molto "particolare".

La domanda è particolare perchè mette in discussione una cosa scontata. Ma spesso le cose scontate sono anche sbagliate, solo che tutti le ripetono e allora "diventano vere".

In particolare, alcuni giorni fa, da una bravissima e simpaticissima agenzia ho ricevuto questa richiesta:
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"I’ll be back" - diceva Schwarzenegger nella serie "Terminator" e anche io sono tornato qui sul forum, dopo tantissimo tempo, con una domanda molto "particolare".

La domanda è particolare perchè mette in discussione una cosa scontata. Ma spesso le cose scontate sono anche sbagliate, solo che tutti le ripetono e allora "diventano vere".

In particolare, alcuni giorni fa, da una bravissima e simpaticissima agenzia ho ricevuto questa richiesta:

Per il rinnovo delle certificazioni ISO, avremmo bisogno di ricevere i vostri cv aggiornati ad oggi, comprensivi di data di rilascio, consenso al trattamento dei dati personali e vostra firma.


Leggo di "consenso al trattamento dei dati personali" e comincio a pensare.

Un traduttore libero professionista è una ditta individuale che offre i suoi servizi. Per proporre l'acquisto dei propri servizi PRESENTA informazioni sul soggetto fornitore dei servizi (se stesso) e sui servizi offerti. Questo per molti traduttori avviene attraverso un proprio sito web (come nel mio caso) oppure come profilo su portali di settore (come ProZ) e forse qualuno utilizza solo il passaparola.

In ogni caso un traduttore potrebbe presentare sul proprio sito web per presentare il soggetto:
- Nome, cognome, ragione sociale
- Indirizzo (o almeno città, per l'interpretariato)
- Partita IVA

Che sono informazioni pubblicamente disponibili nel VIES.
Quindi come possono essere considerati "dati personali" per i quali sia necessario un consenso al trattamento?

Andiamo avanti.

Difficile immaginare che nella propria PRESENTAZIONE non si inseriscano dei dati relativi ai servizi come:
- Combinazioni linguistiche offerte
- Settori di lavoro
E probabilmente verranno aggiunte anche informazioni come:
- Esperienza professionale (sotto forma di referenze, di elenchi di clienti, di esempi anonimizzati di traduzioni)
- Pubblicazioni (per chi ne ha)

Tutti questi dati essendo "pubblicati" sul sito sono pubblici e quindi come possono essere considerati "dati personali" per i quali sia necessario un consenso al trattamento?

Cercando su wikipedia ecco la voce Curriculum vitae: https://it.wikipedia.org/wiki/Curriculum_vitae

In continuazione nell'articolo ritornano parole come "ricerca del lavoro", "datore di lavoro", "lavoro subordinato", "selezione del personale"...

La mia ipotesi è che in realtà il CV, nel senso di presentazione che contiene dati personali riguarda il caso di persone fisiche, che magari non conducono un'attività di impresa (e che quindi non risultano in nessun registro pubblico relativo agli imprenditori) che cercano un rapporto di lavoro subordinato. Questa è l'accezione "classica" del CV, originaria, e al CV inteso in questo senso trovano applicazione questioni come il "consenso al trattamento dei dati personali".

Poi che cosa è successo? Quando il lavoro come freelance si è sviluppato, per abitudine e per pigrizia mentale, gli acquirenti dei servizi (le agenzie di traduzioni) e i fornitori dei servizi (i traduttori freelance) hanno utilizzato il vecchio strumento del CV (nato prima delle problematiche di privacy) come mezzo di PRESENTAZIONE DEL SOGGETTO E DEI SERVIZI OFFERTI.

Quindi abbiamo a che fare con 2 strumenti distinti:

- il CV classico, orientato all'assunzione di un dipendente, che richiede "consenso al trattamento dei dati personali" perchè contiene dati personali.

- la PRESENTAZIONE che non contiene dati personali, ma solo dati pubblici sul soggetto e sul prodotto. Presentazione che viene chiamata CV per pigrizia mentale ed abitudine, contravvenendo alle leggi della logica che presuppongono che due entità distinte debbano avere due denominazioni distinte.

Bisognerebbe quindi capire quali ambito di dati è NECESSARIO inserire nella presentazione (l'agenzia parlava di "rinnovo delle certificazioni ISO") e quali dati si configurano come "DATI PERSONALI" per capire se (come io ritengo) non vi sia sovrapposizione, ossia se i due insiemi non abbiano punti di contatto. Se è così, lasciateci liberi a noi imprenditori traduttori freeance di inviare a destra e sinistra le nostre PRESENTAZIONI, senza doverle chiamare "CV" e senza dover aggiungere clausole inutili.

Che cosa ne pensate?




[Edited at 2021-02-09 14:53 GMT]
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Cecilia Civetta
Joanna Posylek
Christel Zipfel
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
Angie Garbarino
Gaetano Silvestri Campagnano
Luca Colangelo
 
Claudio Porcellana (X)
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Il CV per traduttori freelance: un malinteso? Mar 11, 2021

Interessante...

E mi fa piacere rileggerti Daniele

Proporrei d'inviare un solo papiro chiamato "curriculazione"?
Così, come si suol dire, tagliamo la testa al toro (ma povero toro LOL)

un abbraccio


 
il barbaro
il barbaro
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Magari non solo "causa ISO" Mar 12, 2021

Il malinteso, ahimè, non è solo nell'uso del curriculum, ma procediamo con ordine.
1. "Per il rinnovo delle certificazioni ISO" è la prima cosa che mi fa rabbrividire. Vuol dire che l'agenzia in questione è certificata alla 17100 che, però, tralasciando per un attimo le valutazioni di merito sulla norma, non prevede l'obbligo di presentazione e archiviazione di un curriculum.
2. La richiesta del "consenso al trattamento dei dati personali" è il secondo malinteso, che nasce dall
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Il malinteso, ahimè, non è solo nell'uso del curriculum, ma procediamo con ordine.
1. "Per il rinnovo delle certificazioni ISO" è la prima cosa che mi fa rabbrividire. Vuol dire che l'agenzia in questione è certificata alla 17100 che, però, tralasciando per un attimo le valutazioni di merito sulla norma, non prevede l'obbligo di presentazione e archiviazione di un curriculum.
2. La richiesta del "consenso al trattamento dei dati personali" è il secondo malinteso, che nasce dalla superficialità con cui affrontiamo il problema della tutela dei cosiddetti dati sensibili. In questo caso, il consenso è la classicissima foglia di fico. "Contenti loro...", verrebbe da dire perché un curriculum non dovrebbe contenere dati sensibili come sono definiti dalle norme in vigore. E, comunque, è possibile redigerlo evitando di inserirvene. Se generalmente non si fa è perché tipicamente non si ritiene che la cosa possa costituire un problema.
3. Se i traduttori si registrassero non come liberi professionisti ma come ditte individuali, il problema si ridurrebbe notevolmente. Per capirsi, non avrebbe senso per la ditta ACME s.r.l. parlare di tutela dei dati personali.
4. Quella di far circolare un curriculum anziché una presentazione di servizi è un'annosa questione: le ditte fanno presentazioni, inviano rappresentanti ecc., i traduttori spediscono curriculum come il Voyager Golden Record.
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